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Formazione permanente nel volontariato

I progetti di formazione permanente sono stati avviati nell’ambito dei tirocini formativi attivati presso il corso di laurea in Scienze dell’educazione e delle formazione in una società multiculturale dell’Università Tor Vergata di Roma. I tirocini formativi relativi a tali progetti di formazione permanente sono stati svolti presso una struttura che accoglie i bambini e le famiglie dei reparti onco-ematologici dell’ospedale Bambin Gesù, nella quale si impegnano i volontari della associazione Peter Pan onlus.
L’associazione Peter Pan da due anni si avvale della collaborazione universitaria della docente di pedagogia sociale ( dott. Elvira Lozupone) e degli studenti che intendono laurearsi nella disciplina, al fine di approfondire il tema della formazione permanente dei volontari.

Elaborazione di un progetto di formazione permanente per il volontariato nella casa di Peter Pan.
La risorsa dei volontari è veramente tale quando e se ne venga attentamente vagliata la motivazione e la preparazione. E’ necessario inoltre identificare le aree per le quali è necessario un approfondimento della preparazione dei volontari, che variano a seconda dei bisogni da questi espressi, insieme con approfondimenti a carattere tematico sulle caratteristiche e le necessità prevalenti degli ospiti della “casa”. Questi interventi non si muovono nella direzione della formazione di base dei volontari, ma ne vogliono accrescere la formazione conferendole un carattere “permanente” con una doppia finalità: prevenire l’insorgere di fenomeni di burn-out e dare all’intervento dei volontari una qualità sempre maggiore.

Monitoraggio prima fase di formazione permanente dei volontari della casa di Peter Pan.
Questo progetto di monitoraggio della prima fase di formazione permanente vuole valutare i bisogni di formazione che emergono dai volontari della casa di Peter Pan al fine di ottimizzarne la preparazione e il grado di soddisfazione all’interno dell’associazione.  Il progetto prevede un intervento che si muove su due fronti: da un lato la somministrazione di uno strumento standardizzato (questionario) rivolto ai volontari che si trovano in una situazione di stand-by ( cioè coloro che hanno per il momento sospeso l’attività di volontariato e che potrebbero allontanarsi dall’associazione); dall’altro una valutazione dei bisogni di formazione dei volontari anziani che fornisca le linee guida per il futuro progetto di formazione permanente.
Per la valutazione dei bisogni di formazione ci si avvarrà della elaborazione di racconti autobiografici. Lo strumento narrativo riveste una importanza nota nella raccolta delle storie di vita, che costituiscono uno strumento per la ricerca qualitativa; esso rappresenta inoltre una opportunità di autoconoscenza per lo scrittore o narratore autobiografico attraverso la catarsi che avviene nel corso del racconto della propria storia, ma anche una occasione di autoapprendimento quando la persona, opportunamente guidata, riesce a riflettere e a raccontare che cosa ha imparato dalle proprie esperienze di vita. In questo caso la narrazione della propria storia di volontari e l’analisi delle esperienze, aspettative e bisogni, potrà far emergere una griglia di bisogni di formazione permanente che l’associazione provvederà a soddisfare.

Dimensioni interculturali nella formazione permanente del volontario: il caso di Peter Pan
Questo progetto, elaborato nella prospettiva della formazione permanente dei volontari,  nasce dall’esigenza di fornire ai volontari in formazione permanente la possibilità di accogliere le famiglie che si rivolgono alle strutture della associazione tenendo conto delle differenze culturali dovute alla provenienza da paesi diversi.
Le differenze culturali rappresentano un aspetto particolarmente importante all’interno della casa dell’associazione, dove si è potuto registrare il passaggio di famiglie provenienti da ben 21 nazioni diverse, tra cui ricordiamo paesi del nord-Africa, Est europeo, America Latina.
Vivere in una società multiculturale, all’interno della quale le differenze culturali si incontrano e si scontrano continuamente, presenta infatti l’insorgere di esigenze del tutto nuove nel rapporto tra persone di provenienza etnica diversa e anche nel rapporto che si crea tra pazienti assistiti e personale assistenziale.
Le differenze culturali emergono soprattutto nell’incontro con culture presso le quali alcuni gesti, che sembrano scontati per noi occidentali, non sono ammissibili: l’assunzione o meno di determinati cibi, i rapporti tra uomini e donne, le metodologie di cura, la genesi stessa della malattia, hanno a volte risvolti insospettabili che possono creare turbamento e disagio da ambo le parti, cioè sia nella cultura ospite che in quella ospitante.
Nonostante le differenze culturali, esistono alcuni aspetti che possono essere comuni nell’accoglienza del malato e della propria famiglia che vanno valorizzati al fine di creare un’accoglienza calda e rispettosa.
In base ad una convenzione tra l’ospedale Bambin Gesù, attraverso l’associazione Peter Pan e  i volontari che operano all’interno delle due case, ed il Venezuela, volto all’utilizzo della struttura ospedaliera per la cura dei bambino oncologici venezuelani, è stato fatto uno studio culturale in vista della preparazione dei volontari e della loro formazione permanente proprio sugli aspetti relativi alle differenze culturali inerenti alla concezione di malattia e cura, sofferenza e lutto.

 

 

 

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